Day 13 – Last but not least

12/08/2016

Ore 3:00 a.m. La sveglia mi ricorda l’appuntamento con il faro per l’incontro con il nuovo sole. Scellerata decisione dovuta senza dubbio alla scarsa lucidità della notte precedente. Sono in piedi, preparo l’occorrente , salto in sella alla bici ed in pochi minuti sono al molo. Il sole è più pigro di me, sembra non volersi sfilare da quelle lenzuola di nuvole. Pace fatta con le stesse, visto il cielo azzurro a tutto tondo, mi convinco che la presenza di ammassi nel solo versante est siano piazzati di proposito per creare contrasti di luce migliori, almeno questo quanto la mia mente partorisce per cercare di giustificare ciò che è in corso. Abbandonato ad una roccia fissando all’orizzonte, noncurante dei sei gradi centigradi che accompagnano il momento, attendo un’ora l’avanzare del protagonista. Alcuni bagliori rossastri e nulla di più, la pazienza è al suo culmine ed i miei piedi immobilizzati dal freddo chiedono pietà; è sufficiente il cenno, non attendo il saluto ufficiale e dunque rientro un po’ deluso, mi addormento, di nuovo.

Ultimo giorno dedicato pienamente a Svolvær, la mattina servirà a mappare anche questa cittadina, programmando in aggiunta un giro per mare. Alle 14:00 si parte per una gita tra i fiordi e l’avvistamento delle aquile di mare. Bardati di tutto punto montiamo su possenti gommoni che in breve ci traghettano al largo. Accediamo a diversi angoli di paradiso inaccessibili via terra, osservando repentini cambi di direzione e rapide picchiate di aquile e gabbiani a procacciarsi il cibo. Due ore che non bastano a riempire il pomeriggio, necessito di qualcosa in più per chiudere la giornata e ritenermi soddisfatto. Ricordo un trail a cui avevo rinunciato per l’indisposizione dei miei piedi che quest’oggi rispondono positivamente, rilancio e cerco l’attacco del sentiero, sono le 16:30 e necessito di quattro ore per portare a termine il giro. Per recuperare tempo affronto la prima parte con le due ruote, ho pur sempre una “Mountain Bike”, anche se sarebbe meglio procedere con parsimonia, vista la scarsa componentistica a bordo. Tutto sommato è un tracciato semplice. Abbandono il mezzo ed inizio la vera risalita, molto ripida e tecnica, di buon passo. Raggiungo una prima spianata e proseguo verso il costone più alto. Nell’ultimo tratto affronto 15m di scalata aiutato da una corda giungendo infine la cima. La vista è come di consueto sensazionale, spazia da Svolvær a Kabelvåg, l’orizzonte è nitido e lontano, la penisola Scandinava si mostra imponente e da quassù pare di essere in capo al mondo, in un certo modo è anche verosimile. Soddisfatto da quest’ultima avventura chiusa in metà tempo rispetto a quanto suggerito, rientro tirando un sospiro di sollievo, nessuna foratura e nessuna complicazione che avrebbero potuto creare guai seri alla giornata.

Sono pertanto giunto alla fine di questo capitolo, un lungo viaggio ancora mi attende. Ho incontrato una moltitudine di gente, di ogni mentalità, paese ed età, chi mi ha aiutato e chi è stato aiutato da miei consigli. La domanda più ricorrente è stata quella che mi ha spaventato in misura minore, eppure sembra che tormenti la maggior parte della gente: “…ma non hai paura di viaggiare solo”? La risposta è senza dubbio negativa, un’esperienza da affrontare senza alcun dubbio. Nessun confine, nessun ostacolo insormontabile l’unico limite è la nostra mente. Volevo qualcosa e me lo sono andato a prendere, in ogni azione giornaliera. La soluzione è vincere la paura di uscire dalla zona di comfort, paura frutto di qualcosa che non conosciamo, fatto nostro quel traguardo quotidiano, aggiungiamo un’arma in più al nostro arsenale. E la vita è una guerra che va vinta in prima linea, non in trincea. Pronto per la prossima chiamata alle armi, lascio questo spettacolare angolo di mondo. A presto Norvegia!

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