Sveglia all’alba questa mattina per raggiungere le Whitsunday islands, partenza dal porto di Airlie Beach passando per Hamilton Island e varcando le insenature tra le isolette dell’arcipelago. Il viaggio a bordo di una lancia ben carrozzata non ci impedisce di godere dei sobbalzi tra le onde del mare aperto. Diverse ore di viaggio ci conducono infine alle piattaforme, piazzate dirimpetto alla barriera corallina più grande del mondo che con i suoi duemilatrecento chilometri, risulta visibile da grande distanza. Uno spettacolo per gli occhi già fissandola all’orizzonte. Colori e sfumature si mescolano in vortici dirompenti, come in una tela di pittura astratta. L’avvicinarsi all’agglomerato di corallo, rende più nitide le forme sinuose che inevitabilmente catturano l’attenzione di turisti e teleobiettivi. Giunti a destinazione ed effettuati i briefing del caso, non si perde tempo e si procede con la vestizione. Muta, boccaglio e pinne per affrontare un’acqua da ventitre gradi sotto un sole pallido ed un vento instancabile. Lo spettacolo è garantito, orchestrato da una varietà colorata e multiforme di pesci e da complesse composizioni architettoniche firmate madre natura. Ogni centimetro quadrato racchiude in sé originalità e perfezione, non una sbavatura in una tale mole di elementi tutti eterogenei. Al rientro la barriera ci regala una nuova prospettiva, affiorando in superficie ed offrendo uno spettacolo impossibile da fissare su pellicola o megapixel di checchessia portata. Ci allontaniamo inesorabilmente cavalcando grandi onde e catturati da spumeggi di balene all’orizzonte.
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Ciao cagnacci che spettacolo, mi aspetto una ripresa live tipo go pro al più presto