Lasciamo Cedar City per dirigerci verso Las Vegas, decidendo nel trasferimento di puntare verso lo Zion National Park.
Scopriamo una serie di trail e punti di interesse molto interessanti, ma il limitato tempo a nostra disposizione ci impone di definire una rapida tabella di marcia, scegliendo il percorso più semplice da completare. Nel portarci verso la partenza del sentiero, impieghiamo una navetta sulla quale ho il piacere di discutere con madre e figlia americane riguardo al parco, alla fotografia ed al viaggio, confermando l’Italia come una meta sempre ambita e riconosciuta. Emerald Pools, il nome del sentiero individuato, si snoda per alcuni chilometri ed è solo la parte iniziale che conduce a Angel’s Landing, risalita in ferrata a strapiombo sulla valle con panorami eccezionali di cui non descriverò alcun dettaglio, per non soffrire oltremodo la rinuncia obbligata.
Riprendiamo possesso dell’auto e viaggiamo verso Las Vegas, percorrendo lo Utah e buona parte del deserto del Nevada, quando all’orizzonte notiamo apparire imponenti gli edifici della città. Risulta tutto illogico fin dal primo impatto, incontrando dapprima una copia della statua della libertà, la torre Eiffel e l’arco di trionfo tutto a breve distanza, a sottolineare il gusto per il kitsch e la mania di grandezza onnipresente. Tutto è esasperato, le insegne luminose illuminano a giorno le strade gremite di gente da ogni dove. Dal pavimento al soffitto, tutto è curato nei più piccoli dettagli. Perfino le fughe delle piastrelle sono meticolosamente raffinate. Si trovano speaker nei cespugli a margine delle passeggiate, sincronizzati acusticamente per mantenere una continuità sonora negli spostamenti pedonali. La corsa all’apparenza è spasmodica e tutto quanto, nell’evidente accozzaglia di elementi iperbolici, sembra funzionare alla perfezione. Condivisibile la difficoltà a comprenderne la logica, ma devo riconoscere la maestria nel disporre tanti, forse troppi elementi esorbitanti trovando una pacifica convivenza d’insieme. Scontato risulta citare il pomposo design dei casino che regnano sovrani, fornendo forse un senso alla città, a coronare tale enormità. Per primo il Bellagio, introdotto da fontane coreografiche che a tempo di musica e supportate da fari colorati, attirano numerose persone, nell’intento di invitare ad una puntata ai tavoli da gioco.
Ben lungi dal mio mondo ideale, approvo la visione artistica a livello progettuale, al contempo immaginando la prossima tappa, per lasciarci alle spalle tanta esagerazione e cercando di fuggire anzitempo, prima di venirne sopraffatti ed inglobati inconsapevolmente.
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